Negli anni '90 andava per la maggiore un gioco picchiaduro che si chiamava Street Fighter. In breve due giocatori scelgono i personaggi che dovranno affrontarsi e li fanno combattere fino a che uno dei due sconfigge l'avversario. Niente di più banale, ma spesso la banalità è l'arma vincente per affrontare e risolvere ogni situazione. Perché parlo di questo gioco in un blog che dovrebbe parlare di recitazione? Per la semplice ragione che che lo schema del gioco e la modalità con cui si gioca rappresentano fedelmente il binomio "Attore/Personaggio".
Le caratteristiche del nostro personaggio sono i confini all'interno dei quali possiamo muoverci per raggiungere il nostro scopo.
Chiaramente se il personaggio era un lottatore di sumo non si poteva farlo combattere con armi bianche e così vale per il personaggio che deve interpretare un attore, se è un nevrotico alcolizzato, di certo non potrà affrontare i propri problemi con la calma di un monaco buddista.
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